Da Pontedilegno a Chiavenna, seguendo “El Duca”
Domenica, col sostegno della Banca Popolare di Sondrio, una scultura di Guglielmo Bertarelli “El Duca” è stata posizionata allo Stelvio, su un cucuzzolo pamoramico. Opere dell’artista trentino che ha messo atelier a Edolo, sono state esposte tutto luglio nel Palazzo Pretorio e nelle strade di Chiavenna, e nelle vie di Pontedilegno da Natale a Pasqua, ma poi sono rimaste ancora, sono “cresciute” tre sue grandi sculture in castagno e in frassino.
Mira a Morfologie primordiali, come concrezioni emerse dal ventre della terra, come archetipi della continuità generante della specie, cresciuti con gli stessi ritmi ciclici e sussultori. Ora- pur con tutti gli evidenti riferimenti a una tradizione di primitivismo postcubista e di formatività organica novecentesca-, e senza abbandonare l’eco figurale, Bertarelli esprime una sua fiducia ostinata nella continuità della vita, espressa con la materia – pietra o legno – che cresce nello spazio come pura plasticità.
Bertarelli prima – negli anni ’70 e ’80 – si presentava come Willy Bertarelli, lavorara molto anche creta e ferro. Poi scomparve dalla scena. Ora, tornato con le sue sculture, si proclama “El Duca”. Il padre era un umile tagliapietre, e lui fu mandato prestissimo a lavorare pietre e campi per aiutare la numerosa famiglia. Poi la scuola e l’emigrazione, finchè a Monaco di Baviera potè frequentare corsi di pittura e scultura all’Accademia, e da lì passò all’Accademia di Brera a Milano.Poi il ritorno in Trentino, la riflessione sull’essenzialità artigianale, la ripresa a Edolo, con le forme che si delineano spesso avvolgenti entro calotte lisce, “bucce” o scorze, perchè cercano con irruenza fiduciosa, talora candida, la stessa “spontaneità” di maturare di uomini, piante e frutti della natura.
firmato Fausto Lorenzi giornalista e critico d’arte – Giornale di Brescia martedì 14 agosto 2007